MARIA CARTA
LE MEMORIE DELLA MUSICA
Maria carta avrebbe voluto cantare questa canzone al festival di Sanremo del 1993. Le restava poco da vivere, aveva gia’ la malattia in atto. Voleva lasciare ancora qualcosa al pubblico italiano, qualcosa che la ricordasse. Il suo testamento non poteva che essere musicale, canoro. “Le memorie della musica”. Gli esperti- cosi’ vengono chiamati coloro che decidono chi deve partecipare ad un festival o meno- hanno scartato la canzone, non si capisce perche’. Forse per qualche parola in sardo, che avrebbe “deitalianizzato” il brano. Parole come “Deus meu, non bides cantas lagrimas in musica?” , “Si s’amore non si illuminat de musica, e tando no este amore, pro me…”, ed espressioni come “cantano vecchie ninnie”- “cantano vecchie nenie- , espressioni che per altro si capiscono. O forse dava un po’ fastidio il messaggio, molto diverso dai soliti “amore mio ti amo”, e chiaramente piu’ profondo: le memorie della musica, nella quale musica “e’ la voce delle lacrime, e la forza delle idee”. Ecco, le idee, proprio queste,veicolate da quella musica vera, che parte dall’anima e arriva al cuore. Musica e memorie tra l’altro trasmesse da una voce come quella di Maria Carta. Che anche allora diede prova della sua statura di artista, e di donna.
Nel post precedente vi ho scritto che il modo di cantare delle artiste sarde richiama quello del fado portoghese. La canzone di Maria Carta, e “Amargura” di Elena Ledda ne sono una dimostrazione.
ELENA LEDDA
AMARGURA (Amarezza)
CIAO
Invito (chi non lo avesse ancora fatto) a visitare il mio primo blog
Marghian
Belle entrambe, buona serata Marghian 🙂
Ciao Silvia. Che tempestivita’, come sempre, grazie- io mi sto aggiustando quaclosa nel post. Maria Carta, Elena Ledda, sono solo due fra le tanti artiste degne davvero di chiamrsi cosi’. Il canto sardo, proprio come il fado- e gli altri generi popolari- trasmette qualcosa di profondo, e di antico. Ciao, buona serata anche a te, Silvia 🙂
Marghian
Che belle canzoni Marghian….Maria Carta mi è sempre piaciuta……Notte
Ciao Mi. Maria Carta, e’ una delle figure canore del genere folk di piu’ alto livello. Una volta scrissi una battuta, in un commento su un post- forse mio stesso..- dove c’era un video di Joan Baez: Maria Carta non era americana, ecco la differenza- nel senso che se fosse americana, la cooscerebbe tutto il mondo-. La caratura delle due cantanti, per me, almeno nel campo folk, e’ praticamente la stessa: grandi tutte e due. Solo che Maria Carta era una cantante sarda, e la conosciamo noi..e “qualcuno di voi”, nel “continente”.
E’ brava anche Elena Ledda. Ciao Mi 🙂
Hai ragione, in Italia si conoscono poco certe eccellenze canore regionali. Avessero cantato in inglese…
Stessa cosa per alcuni bravi poeti e scrittori che si propongono con il loro dialetto, anche per preservarlo dal dimenticatoio collettivo.
Ciao, vado nel tuo primo blog 🙂
Giusto, mariro’, preservare dal dimenticatoio. “Avessero cantato in inglese”…si’, forse questo li avrebbe maggiormente “predisposti al successo”, solo che, cantando o recitando in una lingua internazionale, cantanti poeti od attori di teatro non “preserverebbero dal dimenticatoio” le espressioni in lingua sarda, in dialetto napoletano, calabrese o piemontese”.
Aspetti della tradizione come il Fado, e similmente altri generi e musiche, e’ bello che siano fatti conoscere. Ciao Mariro’ 🙂
Ti ho letto, nel primo blog- e risposto, grazie! 🙂
Marghian
Ciao caro amico, purtroppo mi manca sempre il tempo per seguire le persone a cui sono legato sul web, comunque che bravea Maria Carta e Elena ledda, hai ragione il successo internazionale è decretato anche dalla lingua in cui si canta. Un caro abbraccio
Ciao Enrico. Sono contento di leggere un tuo commento anche qui. Per quanto riguarda la mancanza di tempo, ti capisco appieno, dato che anche io mi pongo questo problema, ed in maniera quasi “esistenziale”-virgolette.. 🙂 , nel senso che, non senza una punta di rabbia, mi dico spesso: “lavorare, fare la spesa e sbrigarele altre commissioni, farmi da mangaire, pulizia in casa, tutto giusto. Ma..e l’altro? La lettura? internet? La musica? E le altre cose, nella vita?”
Ecco perche’ ti ho scritto che questa cosa riveste per me un carattere “quasi esistenziale”. Alcuni anni fa, almeno, riuscivo a coricarmi anche alle 2, per poter fare “qualcosa per me”, ad esempio dei posts. Ora, se vado a dormire dopo la mezzanotte e mezza, ne risento.
In effetti, cantare in una lingua “diffusa”, come ad esempio l’inglese, o appartenere ad una certa “nazionalità “, e’ determinante, per il minore o maggiore successo, e fama.
Prendiamo appunto il caso di queste due cantanti, che cantano in dialetto sardo Nuorese (specifico, perche’ il mio, l’Oristanese, e’ molto diverso), una vera e propria lingua romanza ma che e’ parlata “in una regione”, e rimane al rango di un dialetto. Gia’ il cantare in lingua spagnola – per altro i due idiomi sono estremamente simili- fa da “volano” per un maggior successo. Ecco che, senza tema di far torto a qualcuno, possiamo affermare che oggettivamente, una Vioeta Parra non era piu’ di una Maria Carta o di una Elena Ledda, ne’ una Joan Baez e’ piu’ brava. E’ che quest’ultima utilizza una lingua piu’ diffusa, e conosciuta. Ciao, Enrico, buona serata 🙂
Marghian
Leggo ora questo blog, e devo dirvi che la mancata partecipazione di Maria Carta al Festival di Sanremo non era dovuta al testo della canzone ma ad un motivo molto più triste e squallido: la direzione artistica aveva paura di inserire nel cast una persona malata di tumore che avrebbe potuto lasciare questa terra prima del Festival. Ho cercato di esporre il concetto in termini il più delicati possibili. Tra l’altro la stessa Maria (che sopravvisse al quel Festival) lo raccontò con mezze parole, credo alla trasmissione di Maurizio Costanzo!
Ciao Gabriele. Leggendo “la direzione artistica aveva paura di inserire nel cast una persona malata di tumore che avrebbe potuto lasciare questa terra prima del Festival” ti rispondo sinceramente che non sapevo di questa cosa. Credevo piuttosto che fosse per “snobbare un po'” la Sardegna, vista quasi come una “terra straniera”. Ma, sai, la cosa comunque mi stupisce relativamente – pur se mi scandalizza al massimo-. Non mi stupisce perche’, su Annalisa Minetti un certo “Busi disse “bene, una cieca. Magari l’anno prossimo faremo canare una sorda”, o qualcosa del genere. E Mia Martini che non era ben vista perche’ “portava sfiga”. In questo senso “non mi stupisce”, per come e’ l’ambiente di spettacolo o per come e’, piu’ in generale, la stupidita’ umana di einsteiniana memoria, infinita. Ciao 🙂
Marghian